Comprendere
ciò che ti accade è il primo passo per smettere di accusare il mondo esterno.
Ogni cosa che attiri nella tua vita è la conseguenza di quello che ti porti
dentro. Questo dovrebbe essere il punto di partenza del nuovo paradigma in cui
il nuovo mondo può porre le sue basi affinchè l’essere umano cominci a vivere
la sua vita con una consapevolezza differente.
Una
ragazza di circa 21 anni mi ha chiesto:
“Mi
chiedo come mai, alcune persone vivono dei disagi e altri sembrano vivere la
loro vita tranquillamente? Perché alcuni non riescono a comprendere il vero
significato di ciò che accade loro?”
A
questa domanda ognuno potrebbe dare una risposta differente in base alla sua
propria esperienza, ma c’è una forza dentro ognuno di noi, che corrisponde alla
parte più autentica, più vera, quella che conosce ogni risposta e che è sempre
lì, pronta, ad indicarci la reale strada a cui siamo destinati. Ed è proprio a
quella forza, a quel “Sé”, alla propria parte spirituale che ci si può
rivolgere per avere delle risposte. Anche se alla mente possono non piacere, il
loro fine è solo quello di riportarci in carreggiata, smontando le illusioni a
cui ci eravamo aggrappati con le unghie e con i denti per paura di guardare in
faccia la verità, per vedere la nostra vita come realmente è.
Allora
è proprio a quella forza, che possiamo chiamare Guida Interiore o parte
Spirituale, che rivolgo la domanda di quella ragazza.
IO:
“Mi chiedo come mai, alcune persone
vivono dei disagi e altri sembrano vivere la loro vita tranquillamente? Perché alcuni
non riescono a comprendere il vero significato di ciò che accade loro?” Qual
è il modo migliore di rispondere a questa domanda?
SPIRITO:
Non esiste un modo migliore o peggiore. Una risposta non può e non deve
necessariamente piacere a chi pone la domanda. Anche una parte della tua mente,
di solito, si è posta e, a volte, si pone ancora questo quesito. Accade perché spera
ancora in una salvezza esterna, in un miracolo che accada fuori di sé, in una
situazione che giunga improvvisamente a risolvere ogni disagio senza che si
debba far nulla, con la speranza che non arrechi alcun dolore o nessuna
sofferenza. Ma questa è una delle prime illusioni davanti alla quale la mente
dell’essere umano si troverà a fare i conti. È un processo inevitabile, ma non
per questo va giudicato. È l’incomprensione degli eventi che fa nascere il
giudizio e la paura. Non esistono alcune persone che stanno meglio e altre che
stanno peggio, perché non esiste separazione e, soprattutto, ogni essere umano
vive un’esperienza differente che solo lui può, col tempo, comprendere e
risolvere, rimettendo in ordine i pezzi del suo passato. Fare un paragone con la
vita degli altri è qualcosa che non può stare in piedi, perché ognuno vive
delle situazioni, delle sfide, che la mente chiama disagi, che sono vivi e
vegeti nel mondo interiore di ciascuno. All’interno di quel mondo la mente ha
costruito diverse sfaccettature della propria realtà, dividendo ciò che è bello
da ciò che è brutto secondo parametri che variano da mente a mente. Se quella
ragazza ha percepito della sua realtà che il mondo, le persone, gli altri, le
situazioni, la vita fanno parte di ciò che ritiene “ingiusto”, catalogherà ogni
cosa che risulta differente da queste idee, come qualcosa di bello e piacevole,, che lei non
può meritare, mentre altri si. Il suo focus sarà proiettato esclusivamente su
quel disagio, su quella visione di se stessa, del vita e del mondo esterno.
Ogni sua azione sarà una conseguenza delle sue convinzioni che la porteranno
sempre e solo agli stessi risultati, dandole come una sorta di conferma a ciò
che crede. Questo non fa altro che rafforzare la sua idea del mondo. E questo
la porta a chiedersi “Come mai sembra che
tocchi solo a me e a pochi altri come me, questa sofferenza, questa
insoddisfazione, questo non trovare pace nella vita di tutti i giorni?”
All’ego
piace nutrirsi di dolore perché a volte, esso, lo fa sentire quasi speciale
rispetto ad altre persone che non si fanno le stesse domande. E qui subentra il
giudizio che non fa altro che contaminare ogni cosa messa a paragone con le
proprie aspettative, le proprie convinzioni, i propri desideri, la propria idea
di felicità o amore. Non serve a nulla mettersi a confronto usando come
parametro la propria sofferenza, perché ogni essere umano, e ripeto ogni essere
umano, ha dei salti da compiere, delle situazioni da affrontare, che non per
forza sono evidenti all’esterno ma, il più delle volte, se le porta dentro come
un macigno e, per dare un’altra immagine di sé, si illude di essere qualcun
altro pur di non vedere né affrontare il proprio disagio. La mente desidera
quasi sempre di poter raggiungere un’ideale di vita felice o di amore nelle
relazioni. Ma quest’ideale è nato dopo alcune situazioni vissute nel passato,
nella propria infanzia, o addirittura nelle vite precedenti. Se un genitore ha
dimostrato il proprio amore solo pagando le bollette, quando in verità il
figlio avrebbe voluto che invece giocasse insieme a lui, cosa pensi che abbia
costruito nella sua mente su ciò che dovrebbe essere la relazione, l’amore o la
felicità? Cosa cercherà da grande affinchè quel bisogno venga soddisfatto? Non
farà altro che attirare a sé delle situazioni simili che rievochino quei
momenti passati per ottenere ciò che non ha avuto. Ma ciò che, invece, il più
delle volte vivrà, saranno momenti in cui si ripeterà quella stessa sofferenza,
quel disagio, quella mancanza affinchè possa comprendere ciò che realmente deve
guarire dentro di sé. Il problema non è il mondo esterno né gli altri, ma ciò
che la mente rifiuta di osservare della propria vita, ossia, il proprio passato
che non è riuscita a mandar giù per il troppo carico emotivo. Ognuno di voi è
la chiave della sua stessa autenticità. Bisogna solo trovare quella chiave
dentro di sé, ogni istante della giornata della propria vita.
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