Generalmente pensiamo di avere molte cose da perdonare agli altri e dimentichiamo di perdonare noi stessi. Infatti ci troviamo a vivere in una cultura che ci ha indotti a sentirci continuamente in colpa ponendo sistemi di regole e norme sia sociali che morali e religiose, penalizzando gli impulsi che provengono dalla nostra natura bollandoli come negativi o antisociali.
In questo modo è stata minata la fiducia in noi stessi e nel nostro sentire allontanandoci sempre di più dalla nostra anima. Ma non solo perché il riferimento continuo a qualcosa imposto dal di fuori ha fatto si che non ricercassimo più dentro di noi la capacità di far fronte ai problemi della vita, ma che aspettassimo che fosse sempre qualcun altro a farlo.
Tutti noi quando abbiamo cominciato a prendere coscienza di noi stessi e del nostro cammino abbiamo dovuto invertire questo processo indirizzando l’attenzione all’interno di noi invece che all’esterno con il risultato di scoprire, tra l’altro, tante qualità che non sospettavamo di avere.
E un po’ alla volta abbiamo incominciato ad assumerci la responsabilità della nostra vita e, in uno sguardo retrospettivo, a capire che eravamo stati proprio noi a procurarci tutto quello che ci era capitato. E’ proprio all’interno di questo processo di comprensione che ci è reso possibile il perdono come un atto di liberazione prima di tutto di noi stessi e poi anche degli altri.
Non c’è più bisogno di trattenere nel nostro campo energetico situazioni di cui abbiamo capito il meccanismo, che non ci servono più e che ci appesantiscono energeticamente.
Dicevo che è importante che perdoniamo anche noi stessi. Per essere liberi nei pensieri e nelle azioni e agire secondo l’energia del momento inserendosi nel flusso della vita è indispensabile liberarsi dei sensi di colpa che affollano la nostra psiche e ci immobilizzano in comportamenti e reazioni legate al passato.
Tutte le volte che seguendo profondi desideri e impulsi siamo andati contro la morale comune perché abbiamo sentito a qualche livello che era bene per noi ci siamo trovati poi a fare i conti con la stessa che ci bollava come colpevoli sottilmente insinuando il senso di colpa nel nostro animo. La comprensione di quanto assurdo è sentirsi in colpa per aver seguito un’istanza che proviene dal profondo di noi stessi si completa con un atto di perdono di sé nei confronti della stessa istanza chiudendo così energeticamente situazioni che ci hanno coinvolto per tanto tempo.
Il non perdono mantiene dei legami nei confronti di persone e situazioni che sono sottili fili energetici attraverso cui si disperde la nostra energia. Questa continua dispersione costituisce per noi un costo molto alto, un costo che continuiamo a pagare per qualche cosa che, nel migliore dei casi, non esiste più. Ma non solo è anche un investimento in situazioni passate che, proprio in quanto tali, non sono produttive invece di concentrare tutta la propria energia nel qui e ora.
Perdonare se stessi libera quindi dai sensi di colpa che ci fanno sentire profondamente indegni rendendoci deboli e vulnerabili nel senso che si diventa facilmente manipolabili. Infatti tra il presunto colpevole e la presunta vittima si instaura un meccanismo che incatena entrambe le parti in un gioco senza fine.
Perdonare gli altri libera dal rancore e dal desiderio di vendetta o di rivalsa e quindi dall’impiego di ingenti quantità di energia indirizzata a questo scopo.
Perdonare se stessi e gli altri scioglie quindi un legame energetico tra le parti che, di conseguenza, si sentono libere da pesi e aggravi che riportano continuamente al passato impedendo di porsi in modo nuovo al presente.
In questo senso il perdono (per-dono) è un dono che si fa a se stessi.
Il perdono è possibile se si supera il giudizio sia nei propri confronti che nei confronti degli altri, comprendendo che ognuno agisce sulla base del proprio momento evolutivo e dei valori con questo connessi.
Infatti atti, azioni, parole che ci feriscono hanno come presupposto e si basano sempre su un giudizio, un giudizio nostro o di altri.
Cosa vuol dire giudicare? Giudicare vuol dire incasellare persone e situazioni, significa imprigionare, cristallizzare qualcosa e non darle la possibilità di cambiare e di fluire come tutto nella vita. Ognuno di noi ha ricevuto giudizi fin dalla nascita perché la nostra esistenza si snoda tra giudizi, colpe, condanne e pene. Siamo stati bollati, incasellati, a volte senza possibilità di appello, e a nostra volta abbiamo giudicato e condannato.
Ma in una visione energetica della vita, di noi stessi e del mondo non esistono innocenti e colpevoli perché tutti energeticamente partecipiamo a ogni azione, cosiddetta buona o cattiva, indipendentemente da chi compie l’azione materiale.
E’ per questo che perdonare se stessi è la prima cosa da fare perché il perdono di sé comporta anche il perdono degli altri. Ed è per questo che benedire tutto e tutti è anche una benedizione per noi.
Non so se considerare la benedizione un corollario del perdono o l’atto stesso in cui esso si esplica. In ogni caso è espressione del fatto che si è arrivati alla comprensione che nella vita tutto è esperienza per cui non ha senso il giudizio e che ognuno ha qualcosa da imparare sia dai propri “errori” che dagli “errori” degli altri e che comunque siamo noi che creiamo la nostra realtà e siamo noi che ci attiriamo le esperienze che ci servono per crescere.
Per riuscire davvero a perdonare e far sì che questo sia un atto che induce un cambiamento in noi è necessario arrivare alla comprensione che ognuno reagisce secondo il suo modo di essere e secondo i propri valori e che nessuno ha il diritto di cambiare gli altri e di pretendere da essi dei comportamenti che siano consoni al nostro modo di essere. Cioè non possiamo aspettarci che gli altri reagiscano come noi avremmo fatto nella medesima situazione.
Questo ci fa capire come il perdono sia qualche cosa per la quale bisogna essere pronti, profondamente, altrimenti resta un mero atto mentale che non è in grado di produrre dentro di noi quella leggerezza, quella liberazione conseguente all’eliminazione di quel cordone energetico che ci teneva legati alle persone verso le quali sentivamo rancore. Ed è attraverso questo cordone che perdiamo energia e andiamo a nutrire proprio coloro che pensiamo ci abbiano fatto dei torti. Infatti il nostro pensiero continua ad andare lì e noi sappiamo che dove va il pensiero va l’energia…
In altre parole raggiungere la consapevolezza che non possiamo avere aspettative nei confronti degli altri e che siamo compartecipi di qualsiasi cosa succede e che noi richiamiamo le esperienze che ci servono per comprendere e crescere è un enorme passo evolutivo che ci porta avanti lungo il cammino per raggiungere l’amore incondizionato. Cioè quell’amore che ci fa accettare noi stessi e gli altri senza giudizio per quello che sono.
Nel momento in cui noi accetteremo gli “errori” come esperienze che ci hanno aiutato sulla strada della conoscenza, verrà meno la necessità del perdono.
Infatti quando guarderemo le cose dal più ampio orizzonte dello Spirito ci accorgeremo che non c’è mai nulla da perdonare perché tutto è frutto di una scelta, e quindi non c’è nessun giudizio da dare, nessun esame da sostenere e nessuno ci darà la pagella finale dal momento che siamo esseri dotati di libero arbitrio.
Ma ora siamo qui a smantellare i rigidi schemi che ci hanno imprigionato costringendoci a meccaniche reazioni: tali sono il senso di colpa e il risentimento.
Vedere il profondo insegnamento che c’è anche nel più spiacevole dei fatti che ci succedono ci permetterà di alleviare i nostri pesi guardando da una diversa prospettiva la nostra vita.
Se riusciremo a vedere negli altri uno specchio di noi stessi e a sentirci tutti legati in quanto parti del Tutto capiremo che un successo nostro lungo il cammino si riflette sugli altri e un successo degli altri si riflette su di noi.
Se riusciremo a vederci tutti su una scala infinita verso il cielo ci accorgeremo che a ogni gradino che ognuno sale fa salire di un gradino tutti gli altri perché non c’è divisione tra noi e gli altri.
Alba ~ www.eoslailai.com
In questo modo è stata minata la fiducia in noi stessi e nel nostro sentire allontanandoci sempre di più dalla nostra anima. Ma non solo perché il riferimento continuo a qualcosa imposto dal di fuori ha fatto si che non ricercassimo più dentro di noi la capacità di far fronte ai problemi della vita, ma che aspettassimo che fosse sempre qualcun altro a farlo.
Tutti noi quando abbiamo cominciato a prendere coscienza di noi stessi e del nostro cammino abbiamo dovuto invertire questo processo indirizzando l’attenzione all’interno di noi invece che all’esterno con il risultato di scoprire, tra l’altro, tante qualità che non sospettavamo di avere.
E un po’ alla volta abbiamo incominciato ad assumerci la responsabilità della nostra vita e, in uno sguardo retrospettivo, a capire che eravamo stati proprio noi a procurarci tutto quello che ci era capitato. E’ proprio all’interno di questo processo di comprensione che ci è reso possibile il perdono come un atto di liberazione prima di tutto di noi stessi e poi anche degli altri.
Non c’è più bisogno di trattenere nel nostro campo energetico situazioni di cui abbiamo capito il meccanismo, che non ci servono più e che ci appesantiscono energeticamente.
Dicevo che è importante che perdoniamo anche noi stessi. Per essere liberi nei pensieri e nelle azioni e agire secondo l’energia del momento inserendosi nel flusso della vita è indispensabile liberarsi dei sensi di colpa che affollano la nostra psiche e ci immobilizzano in comportamenti e reazioni legate al passato.
Tutte le volte che seguendo profondi desideri e impulsi siamo andati contro la morale comune perché abbiamo sentito a qualche livello che era bene per noi ci siamo trovati poi a fare i conti con la stessa che ci bollava come colpevoli sottilmente insinuando il senso di colpa nel nostro animo. La comprensione di quanto assurdo è sentirsi in colpa per aver seguito un’istanza che proviene dal profondo di noi stessi si completa con un atto di perdono di sé nei confronti della stessa istanza chiudendo così energeticamente situazioni che ci hanno coinvolto per tanto tempo.
Il non perdono mantiene dei legami nei confronti di persone e situazioni che sono sottili fili energetici attraverso cui si disperde la nostra energia. Questa continua dispersione costituisce per noi un costo molto alto, un costo che continuiamo a pagare per qualche cosa che, nel migliore dei casi, non esiste più. Ma non solo è anche un investimento in situazioni passate che, proprio in quanto tali, non sono produttive invece di concentrare tutta la propria energia nel qui e ora.
Perdonare se stessi libera quindi dai sensi di colpa che ci fanno sentire profondamente indegni rendendoci deboli e vulnerabili nel senso che si diventa facilmente manipolabili. Infatti tra il presunto colpevole e la presunta vittima si instaura un meccanismo che incatena entrambe le parti in un gioco senza fine.
Perdonare gli altri libera dal rancore e dal desiderio di vendetta o di rivalsa e quindi dall’impiego di ingenti quantità di energia indirizzata a questo scopo.
Perdonare se stessi e gli altri scioglie quindi un legame energetico tra le parti che, di conseguenza, si sentono libere da pesi e aggravi che riportano continuamente al passato impedendo di porsi in modo nuovo al presente.
In questo senso il perdono (per-dono) è un dono che si fa a se stessi.
Il perdono è possibile se si supera il giudizio sia nei propri confronti che nei confronti degli altri, comprendendo che ognuno agisce sulla base del proprio momento evolutivo e dei valori con questo connessi.
Infatti atti, azioni, parole che ci feriscono hanno come presupposto e si basano sempre su un giudizio, un giudizio nostro o di altri.
Cosa vuol dire giudicare? Giudicare vuol dire incasellare persone e situazioni, significa imprigionare, cristallizzare qualcosa e non darle la possibilità di cambiare e di fluire come tutto nella vita. Ognuno di noi ha ricevuto giudizi fin dalla nascita perché la nostra esistenza si snoda tra giudizi, colpe, condanne e pene. Siamo stati bollati, incasellati, a volte senza possibilità di appello, e a nostra volta abbiamo giudicato e condannato.
Ma in una visione energetica della vita, di noi stessi e del mondo non esistono innocenti e colpevoli perché tutti energeticamente partecipiamo a ogni azione, cosiddetta buona o cattiva, indipendentemente da chi compie l’azione materiale.
E’ per questo che perdonare se stessi è la prima cosa da fare perché il perdono di sé comporta anche il perdono degli altri. Ed è per questo che benedire tutto e tutti è anche una benedizione per noi.
Non so se considerare la benedizione un corollario del perdono o l’atto stesso in cui esso si esplica. In ogni caso è espressione del fatto che si è arrivati alla comprensione che nella vita tutto è esperienza per cui non ha senso il giudizio e che ognuno ha qualcosa da imparare sia dai propri “errori” che dagli “errori” degli altri e che comunque siamo noi che creiamo la nostra realtà e siamo noi che ci attiriamo le esperienze che ci servono per crescere.
Per riuscire davvero a perdonare e far sì che questo sia un atto che induce un cambiamento in noi è necessario arrivare alla comprensione che ognuno reagisce secondo il suo modo di essere e secondo i propri valori e che nessuno ha il diritto di cambiare gli altri e di pretendere da essi dei comportamenti che siano consoni al nostro modo di essere. Cioè non possiamo aspettarci che gli altri reagiscano come noi avremmo fatto nella medesima situazione.
Questo ci fa capire come il perdono sia qualche cosa per la quale bisogna essere pronti, profondamente, altrimenti resta un mero atto mentale che non è in grado di produrre dentro di noi quella leggerezza, quella liberazione conseguente all’eliminazione di quel cordone energetico che ci teneva legati alle persone verso le quali sentivamo rancore. Ed è attraverso questo cordone che perdiamo energia e andiamo a nutrire proprio coloro che pensiamo ci abbiano fatto dei torti. Infatti il nostro pensiero continua ad andare lì e noi sappiamo che dove va il pensiero va l’energia…
In altre parole raggiungere la consapevolezza che non possiamo avere aspettative nei confronti degli altri e che siamo compartecipi di qualsiasi cosa succede e che noi richiamiamo le esperienze che ci servono per comprendere e crescere è un enorme passo evolutivo che ci porta avanti lungo il cammino per raggiungere l’amore incondizionato. Cioè quell’amore che ci fa accettare noi stessi e gli altri senza giudizio per quello che sono.
Nel momento in cui noi accetteremo gli “errori” come esperienze che ci hanno aiutato sulla strada della conoscenza, verrà meno la necessità del perdono.
Infatti quando guarderemo le cose dal più ampio orizzonte dello Spirito ci accorgeremo che non c’è mai nulla da perdonare perché tutto è frutto di una scelta, e quindi non c’è nessun giudizio da dare, nessun esame da sostenere e nessuno ci darà la pagella finale dal momento che siamo esseri dotati di libero arbitrio.
Ma ora siamo qui a smantellare i rigidi schemi che ci hanno imprigionato costringendoci a meccaniche reazioni: tali sono il senso di colpa e il risentimento.
Vedere il profondo insegnamento che c’è anche nel più spiacevole dei fatti che ci succedono ci permetterà di alleviare i nostri pesi guardando da una diversa prospettiva la nostra vita.
Se riusciremo a vedere negli altri uno specchio di noi stessi e a sentirci tutti legati in quanto parti del Tutto capiremo che un successo nostro lungo il cammino si riflette sugli altri e un successo degli altri si riflette su di noi.
Se riusciremo a vederci tutti su una scala infinita verso il cielo ci accorgeremo che a ogni gradino che ognuno sale fa salire di un gradino tutti gli altri perché non c’è divisione tra noi e gli altri.
Alba ~ www.eoslailai.com
bello
RispondiEliminasono parole molto importanti...
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